Piccioni in città: il modello di Basilea
I piccioni di città, discendenti del colombo domestico (Keystone)
Amati dagli uni detestati dagli altri, i piccioni colonizzano i centri storici delle città del mondo: lo sa bene Venezia.La città svizzera di Basilea è riuscita a limitarne la sovrappopolazione
con una strategia d’intervento che fa scuola anche in Italia.“I piccioni sono una ricchezza per il centro storico di una città, ma solo se si riesce a controllarne la crescita della popolazione”.
Il professor Daniel Haag-Wackernagel sa di cosa parla: in qualità di zoologo ha sviluppato il “Basler Taubenaktion”, un modello di contenimento dei piccioni che funziona da quindici anni.
Funziona così bene che altre città d’ogni parte del mondo, Berlino, Londra, Parigi, Strasburgo, Bologna, Reggio Emilia, s’interessano al modello basilese.I “ Ipiccioni di Venezia
Venezia, più d’altri centri storici, è la città simbolo della guerra contro la proliferazione dei piccioni e del loro guano: dodici chilogrammi l’anno per esemplare. E quando i piccioni sono
decine di migliaia, come a Venezia, il calcolo degli escrementi che quotidianamente piovono sulle testimonianze architettoniche della città è presto fatto.
“La foto in piazza San Marco con i piccioni che beccano il mangime dalle mani è un classico ricordo del turista in visita Venezia, ma diventa un problema di politica ambientale perché col
mangime dei turisti i colombi non smettono di proliferare”, dichiara a swissinfo Mario Scatolin, dirigente dell'assessorato all'ambiente del comune di Venezia.
Le catture e le soppressioni dei piccioni mediante eutanasia, ordinate dal comune di Venezia, frenano le esplosioni delle popolazioni, senza risolvere il problema.
Il ruolo dell’alimentazione
La presenza dei piccioni nelle città è aumentata considerevolmente negli ultimi decenni per la maggior disponibilità di cibo e di luoghi adatti alla riproduzione.
“Se le condizioni sono favorevoli i piccioni riescono a riprodursi anche sette, otto volte l’anno ed un’unica coppia riesce ad allevare fino a dodici piccoli”, aggiunge il professor Haag-
Wackernagel.
“Limitando le occasioni opportuniste di cibarsi s’incide sulla proliferazione, ma non sulla riduzione del numero degli individui, che quando sono in soprannumero comportano problemi di
carattere igienico sanitario, un degrado dell’ambiente ed ingenti danni al patrimonio architettonico”, puntualizza lo zoologo basilese.
Il guano del piccione innesca, infatti, una vita microbica che va a moltiplicare le specie di funghi e batteri che abbassano il pH ed attaccano materiali quali intonaci, marmi, supporti lignei,
eccetera." Dobbiamo stare all’erta ogni secondo, altrimenti fra un paio d’anni ci saranno di nuovo 20 mila o più piccioni. "
Iris Fankhauser, protezione animali
Strategia anti piccione
A Basilea, il modello introdotto dal professor Haag-Wackernagel ha permesso negli ultimi 50 mesi di ridurre la popolazione di piccioni dai precedenti 20 mila esemplari agli attuali 5-8 mila.
“Dobbiamo stare all’erta ogni secondo, altrimenti fra un paio d’anni ci saranno di nuovo 20 mila o più piccioni”, rileva Iris Fankhauser, coordinatrice dell’associazione basilese per la
protezione degli animali.
Un incubo che Basilea combatte con una quadrupla strategia: lo studio degli individui, l’eliminazione degli esemplari in soprannumero, la creazione di piccionaie e l’invito alla popolazione di
evitare d’alimentare i volatili.
I
Basilea
ASSOCIAZIONE WANCISI ONLUS